La giornata tipo del lavoratore precario
“Sole, cuore, amore”, l’ultimo film di Daniele Vicari al cinema dal 4 maggio, è una fotografia cruda e reale del nostro Paese e delle esistenze di tutti noi.
Il regista, nel narrare le vite dei protagonisti del suo film, dipinge un affresco a tutto tondo della quotidianità di un lavoratore precario in cui è facile identificarsi. Vicari omaggia una generazione che, giorno per giorno, compie scelte coraggiose e difficili, come quella di desiderare un marito o una moglie, dei figli, una casa.
Un giorno da lavoratore precario
Migliaia di persone scelgono di vivere negli immensi hinterland delle nostre città, dove il vantaggio è una maggiore sostenibilità economica della vita, ma lo svantaggio è che per raggiungere il posto di lavoro occorre spostarsi nel cuore della metropoli.
La sveglia suona prima che il sole si alzi. La corsa inizia senza neanche poter salutare i propri cari: una o due ore di viaggio, spese a bordo di autobus, treni e metropolitane, per raggiungere impieghi non garantiti e magari in nero.
La giornata lavorativa scorre scandita fra i ritmi serrati degli obiettivi da raggiungere e i compromessi spesso inaccettabili, ma inevitabili per preservare un salario inadeguato e necessario.
Spossati dalla fatica, l’odissea del rientro a casa a notte ormai fatta appare ancor più lunga di quella dell’andata. Le energie residue vengono assorbite dalla cura propri affetti e dalle incombenze domestiche.
Di nuovo notte e di nuovo strillare di sveglia, in un ciclo senza fine di sacrificio e fragili desideri da esaudire.
Le vite di “Sole, cuore, amore”
“Sole, cuore, amore” è un film semplice e complicato, come il verso della canzone da cui è tratto, come le esistenze di cui racconta la storia. Le vite di Eli e Vale sono quelle di due amiche, due sorelle, due donne che hanno compiuto scelte diverse, ma che condividono una vita spesa tra aspirazioni e precarietà, solitudine e amore e voglia di resistere.
Scoprile al cinema dal 4 maggio.